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a la battaglia pronto e risoluto;
preparò l armi e preparò il destriero,
né consiglio aspettò, né chiese aiuto.
Poco avanti da Roma un cavaliero
nel campo modanese era venuto,
di casa Toscanella, Attilio detto:
e fu da lui per suo padrino eletto.
Letteratura italiana Einaudi 259
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
7
Questi era un tal piccin pronto ed accorto,
inventor di facezie e astuto tanto,
che non fu mai Giudeo sí scaltro e scorto
che non perdesse in paragone il vanto.
Uccellava i poeti, e per diporto
spesso n avea qualche adunata a cantO;
ma con modi sí lesti e sí faceti,
che tutti si partían contenti e lieti.
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In armi non avea fatto gran cose,
però ch in Roma allor si costumava
fare a le pugna, e certe bellicose
genti il governator le castigava.
ma egli ebbe un cor d Orlando, e si dispose
d ire a la guerra, perché dubitava
de birri, avendo in certo suo accidente
scardassata la tigna a un insolente.
9
Il conte allor che vide al vento sparsi
tutti i disegni e l suo pensier fallace,
cominciò con gli amici a consigliarsi
se v era modo alcun di far la pace.
vorrebbe aver taciuto, e ritrovarsi
fuor de la perigliosa impresa audace;
ché sente il cor che teme e si ritira,
e manca l ardimento in mezzo a l ira.
Letteratura italiana Einaudi 260
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
10
Ma il conte di Miceno e l Potta stesso
e Gherardo e Manfredi e l buon Roldano
gli furo intorno, e l vituperio espresso,
dov ei cadea, gli fêr distinto e piano.
indi promiser tutti essergli appresso,
e la pugna spartir di propria mano;
ond ei riprese core, e per padrino
s elesse il conte dI San Valentino.
11
Questi, che ne la scherma avea grand arte,
subito gl insegnò colpi maestri
da ferire il nemico in ogni parte,
e modi da parar securi e destri;
indi rivide l armi a parte a parte
del cavaliero e i guernimenti equestri.
ma un petto, senza cor, che l aria teme,
non l armerían cento arsenali insieme.
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La notte a la battaglia precedente,
che fra i due cavalier seguir dovea,
volgendo il conte l affannata mente
al periglio mortal ch egli correa,
ricominciò a pensar tutto dolente
di nol voler tentar, s egli potea;
e innanzi l alba i suoi chiamò fremendo,
un gran dolor di ventre aver fingendo.
Letteratura italiana Einaudi 261
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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Il padrin, che dormía poco lontano,
tutto confuso si destò a quell atto;
con panni caldi e una lucerna in mano
Bertoccio suo scudier v accorse ratto:
e l barbier de la villa e l sagrestano
di Sant Ambrogio v arrivaro a un tratto;
e l provido barbier, ch intese il male,
gli fe subitamente un serviziale.
14
Ed egli per non dar di sé sospetto,
cheto se l prese e si mostrò contento;
ma fingendo che poi non fésse effetto,
né prendesse il dolore alleggiamento,
chiamò gli amici e i servidori al letto,
e disse che volea far testamento;
onde mandò per Mortalin notaio,
che venne con la carta e l calamaio.
15
La prima cosa lasciò l alma a Dio,
e lasciò il corpo a quell eccelsa terra
dov era nato, e per legato pio
danari in bianco e quantità di terra.
indi tratto da folle e van desio
a dispensar gli arredi suoi da guerra,
lasciò la lancia al Re di Tartaria
e lo scudo al Soldan de la Soria;
Letteratura italiana Einaudi 262
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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la spada a Federico Imperatore
ed al popol romano il corsaletto;
a la reina del mar d Adria, onore
del secol nostro, un guanto e un braccialetto;
l altro lasciollo a la città del Fiore,
e al greco Imperator lasciò l elmetto:
ma il cimier, che portar solea in battaglia,
ricadeva al signor di Cornovaglia.
17
Lasciò l onore a la città del Potta,
poi fe del resto il suo padrino erede.
D intorno al letto suo s era ridotta
gran turba intanto, chi a seder, chi in piede;
fra quali stando il buon Roldano allotta,
che non prestava a le sue ciance fede,
gli dicea a l orecchia tratto tratto:
Conte, tu sei vituperato a fatto.
18
Non vedi che costor t han conosciuto
che per tema tu fai de l ammalato?
Salta su presto, e non far piú rifiuto;
ché tu svergogni tutto il parentato.
Noi spartiremo e ti daremo aiuto
subito che l assalto è incominciato.
Il conte si ristrigne e si lamenta,
e si vorría levar, ma non s attenta.
Letteratura italiana Einaudi 263
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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Di tenda in tenda in tanto era volata
la fama di quell atto, e ognun ridea.
Renoppia, che non era ancor levata,
un paggio gli mandò che gli dicea
che stava per servirlo apparecchiata,
e accompagnarlo in campo; e ben credea
ch egli si porterebbe in tal maniera
ch ella n avrebbe poscia a gire altiera.
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Quest ambasciata gli trafisse il core
e destò la vergogna addormentata:
e cominciaro in lui viltà ed onore
a combatter la mente innamorata.
S alza a sedere, e dice che l dolore
mitigato ha il favor de la sua amata,
e s adatta a vestir, ma la viltade
finge che l dolor torni, e giú ricade.
21
E la pittrice già de l oriente
pennelleggiando il ciel de suoi colori
abbelliva le strade ad dí nascente,
e Flora le spargea di vaghi fiori;
quindi usciva del sole il carro ardente,
e di raggi e di luce e di splendori
vestiva l aria, il mar, la piaggia e l monte,
e la notte cadea da l orizonte:
Letteratura italiana Einaudi 264
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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quando comparve il conte di Miceno
col medico Cavalca in compagnia.
Il medico a l orina in un baleno
conobbe il mal che l infelice avía;
e fattosi recare un fiasco pieno
di vecchia e dilicata malvagía,
gli ne fece assaggiar tre gran bicchieri;
ed ei pronto gli bebbe e volontieri.
23
Cominciò il vino a lavorar pian piano,
e a riscaldar il cor timido e vile,
e a mandar al cervel piú di lontano
stupido e incerto il suo vapor sottile:
onde il conte gridò ch era già sano,
che l dolor gli avea tolto il vin gentile,
e balzando del letto i panni chiese,
e tosto si vestí l usato arnese.
24
Indi tratto fremendo il brando fuora,
tagliò Zefiro in pezzi e l aura estiva,
e se non era il suo padrino, allora
a la battaglia senz altr armi ei giva.
L almo liquor che i timidi rincora
puote assai piú che la virtú nativa;
ben profetò di lui l antica gente
ch era sovra ogni re forte e possente.
Letteratura italiana Einaudi 265
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
25
Or mentre s arma, ecco Renoppia viene
e l coraggio gli adoppia e la baldanza,
che con dolci parole e luci piene
d amor gli fa d accompagnarlo instanza.
Egli che l foco acceso ha ne le vene,
commosso da desio fuor di speranza
e da furor di vino, ambo i ginocchi
a terra inchina; e dice a que begli occhi:
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O del cielo d Amor ridenti stelle
onde de la mia vita il corso pende;
d amorosa fortuna ardenti e belle
ruote dove mia sorte or sale, or scende;
imagini del sol , vive facelle
di quel foco gentil che l alme incende,
il cui raggio, il cui lampo, il cui splendore
ogn intelletto abbaglia, arde ogni core:
27
occhi de l alma mia, pupille amate,
lucidi specchi ove beltà vagheggia
sé stessa; archi celesti ond infocate
quadrella aventa Amor ch in voi guerreggia;
de le vostre sembianze onde il fregiate,
cosí splende il mio cor, cosí lampeggia,
ch ei non invidia al ciel le stelle sue,
benché sian tante, e voi non piú che due.
Letteratura italiana Einaudi 266
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